La Parola è metà di chi la dice, e metà di chi l’ascolta

Gli impianti Sportivi in soccorso di alunni e scuole

L’idea progettuale di “Evviva la città si fa scuola” prevede che le associazioni sportive di Cesena si impegnino nel “post scuola” (dalle 13.00 fino alle 16,30 impegnando i ragazzi in attività sportive a loro congeniali, eventuali compiti e svago controllato e in comunità.

Questa idea progettuale, condivisa dal mondo scolastico in generale, sarà possibile per tutti gli alunni delle scuole primarie, secondarie e superiori di Cesena. Presupposto fondante è vedere lo sport come dispositivo educante e collante fra la pluralità di attori che animano la città, una pluralità capace di promuovere un nuovo rapporto fra le politiche e le pratiche educative.

L’educare non è più’ demandato in via esclusiva alle scuole ma anche all’eterogeneo ecosistema di risorse che caratterizzano il panorama urbano, che dovrà occuparsi necessariamente anche di tutti gli altri cittadini, fuori dagli obblighi scolastici, introducendo “pillole di formazione continua e permanente” che negli adulti si traduce in scambio di reciproche esperienze, sia positive che negative.

Bisognerà, tutti assieme, studiare le modalità e le competenze dei partners piu’ adatti per offrire professionalità e per incentivare la partecipazione.

Quale può essere Il nuovo paradigma del mondo scolastico?

La scuola ovviamente fa parte dell’ecosistema ma dovrà modellarsi maggiormente sulla praticità dei comportamenti e delle competenze per soddisfare i bisogni professionali del territorio, pur rimanendo una base di indirizzo teorica, soprattutto esercitare in maniera prioritaria l’arte della maieutica, esternare il meglio che possediamo per fare emergere il “vero” delle persone attraverso il dialogo, l’ascolto empatico, l’attenzione, il libero pensiero… Dovrà anche “scendere nel campo urbano” laddove vive la comunità sociale, cittadina, occuparne gli spazi, paradossalmente l’aula diventa tutta la città e la codocenza dovrà essere fornita dalle strutture che in quel luogo hanno priorità di interessi.

Per adesso gli interlocutori piu’ appropriati sono le associazioni Sportive del territorio e lo sport è il viatico per accrescere la cultura di componente di comunità (cittadino)

Ormai sorpassati i tempi in cui esisteva in ambito scolastico, almeno in maniera teorica, l’educazione civica, l’educazione domestica che fornivano indicazione sul vivere sociale e soprattutto famigliare.

Ripristiniamo questi concetti, rimodelliamoli rendendoli di interesse per i nostri giovani e “non solo” e facciamo si che le associazioni sportive in particolare ma anche tutti gli altri attori della città si facciano carico di studiare i percorsi più adatti e meno invasivi per promuovere questi valori e conoscenze anche pratiche e “certifichiamole” per dare visibilità e consistenza al percorso formativo.

A scuola si va perché c’è “comunità”, ma la bellezza della comunità è esattamente questa fatica e questo perdere tempo nello “sfregare e limare i nostri cervelli uno contro l’altro” come invitava a fare Michel de Montaigne. Il dialogo deve essere il cuore, l’architrave del lavoro educativo, nel dialogo puoi capire dove arrivi e dove un altro non arriva.

Montaigne diceva: “La parola è metà di chi la dice, metà di chi l’ascolta”.

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